Lo scorso 15 maggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il cosiddetto “Decreto Agricoltura”. Con il nuovo decreto, prima varato dal Consiglio dei Ministri e poi firmato dal presidente della Repubblica, non si potranno installare nuovi impianti fotovoltaici a terra sui terreni agricoli, tranne “i pannelli che permettono di coltivare al di sotto”, come ha spiegato il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. L'articolo 5 del decreto prevede infatti che l'installazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra su suolo agricolo sia consentita solo in determinate aree specifiche. Restano esclusi dal divieto, infatti, i progetti già presentati, le comunità energetiche finanziate con i soldi del Pnrr, i progetti che saranno realizzati in aree in concessione a Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali, le aree di rispetto della fascia autostradale e le aree sulle quali già insistono impianti per rifacimento, modifica, revisione purché non comporti un incremento della superficie già utilizzata. In tutti gli altri casi i pannelli solari si potranno costruire sui terreni coltivati, ma soltanto se sollevati da terra, in modo da poter permettere l'attività agricola sotto.
Le parole del ministro dell'Ambiente
'Sui terreni agricoli - spiega il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin - saranno vietati solo gli impianti collocati a terra, che impediscono di fatto la coltivazione. Vengono salvati gli impianti di questo tipo che hanno già presentato istanza e anche gli impianti fotovoltaici delle comunità energetiche rinnovabili, finanziate da una misura apposita del Pnrr'. Il ministro ha poi precisato inoltre che il decreto concede di installare i pannelli in terreni agricoli 'compromessi, come quelli a 300 metri dalle autostrade o fra autostrade e ferrovie'.
Le critiche di Italia Solare
Nel corso di un'audizione al Senato, l'associazione Italia Solare ha provato a fornire qualche numero per far capire che in realtà il problema della possibile erosione dei territori agricoli sarebbe sovrastimato: 'Per realizzare i circa 50 GW di potenza fotovoltaica aggiuntiva previsti dalla proposta di Pniec entro il 2030 occorrerebbero circa 80.000 ettari di terreni nell’ipotesi estrema e non verosimile che tutti siano realizzati con moduli a terra. In realtà sappiamo bene che una parte consistente degli impianti sarà installata sui tetti e in modalità agrivoltaica. Secondo l’Istat, nel 2020 la Superficie Agricola Utile (SAU) era 12.535.000 ettari e la Superficie Agricola Totale (SAT) era 16.474.000 ettari”. Italia Solare ha poi evidenziato i vantaggi del fotovoltaico a terra. L’associazione lo reputa “la tipologia impiantistica più economica, capace di generare elettricità a prezzi anche molto inferiori ai prezzi dell’elettricità da gas”. L’associazione ha poi sottolineato come non ci sia incompatibilità tra la salvaguardia delle produzioni agricole e lo sviluppo del fotovoltaico. “In prima battuta, dunque, riteniamo che l’articolo 5 sia da sopprimere. Proponiamo un percorso più articolato, partendo dal gravissimo ritardo accumulato ai fini della individuazione delle aree idonee. Chiediamo che si estendano ragionevolmente le aree agricole su cui è possibile installare impianti fotovoltaici con moduli a terra. La possibilità di realizzare impianti a terra andrebbe estesa alle aree dei siti oggetto di bonifica e le aree classificate agricole entro 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale'.
Antonio Persici