Le Comunità Energetiche rappresentano un'intrigante sinergia tra cittadini, imprese, e istituzioni, che abbracciano l'idea di condividere la produzione e l'utilizzo dell'energia proveniente da fonti rinnovabili. Queste aggregazioni, regolate a livello nazionale (tramite l'articolo 42-bis del decreto Milleproroghe) e europeo, hanno iniziato a ricevere maggiore attenzione negli ultimi anni, tanto da ispirare nel 2021 la creazione di un prezioso vademecum da parte dell'ENEA, l'Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie. Esploriamo dunque le principali caratteristiche di queste comunità innovative.
Cosa sono le Comunità Energetiche?
Forse non tutti sanno che le prime Comunità Energetiche fecero la loro comparsa in Italia alla fine dell'Ottocento. Da allora, dopo un secolo, negli anni '90 del Novecento, nacquero le prime Cooperative per la gestione dell'energia che hanno gettato le basi per l'attuale diffusione delle attuali Comunità. In un'epoca segnata da una crisi ambientale sempre più acuta, queste organizzazioni si stanno affermando negli ultimi tempi come una possibile soluzione innovativa e sostenibile.
Ma cosa sono esattamente? Le Comunità Energetiche rappresentano un'aggregazione di cittadini, aziende e istituzioni che abbracciano l'idea di produrre e condividere energia da fonti rinnovabili. Questa è la definizione standard. Le Comunità si basano su due pilastri fondamentali: l'autoconsumo e la collaborazione. Ogni membro di una comunità energetica è definito 'prosumer', una fusione di 'producer' e 'consumer', indicando chi produce energia localmente e la condivide con la comunità.
Come si crea una Comunità Energetica?
La creazione di una Comunità Energetica è molto meno complicata di quanto si possa pensare. L'autoconsumo può essere realizzato su tre livelli: individuale, collettivo e comunitario. A livello individuale, un cittadino può dotarsi di un impianto per produrre e consumare energia. Il livello collettivo si verifica quando, ad esempio, un condominio utilizza impianti condivisi. Il terzo livello è rappresentato dalle Comunità Energetiche, che possono essere di due tipologie: Comunità Energetica Rinnovabile e Comunità Energetica di Cittadini. La prima si basa, come spiega l'ENEA, 'sul principio di autonomia tra i membri e sulla necessità che si trovino in prossimità degli impianti di generazione. Questa comunità può gestire l'energia in diverse forme (elettricità, calore, gas) a patto che siano generate da una fonte rinnovabile'. La seconda 'non prevede i principi di autonomia e prossimità e può gestire solo l'elettricità'. I membri di queste ultime quindi collaborano per produrre e utilizzare energia elettrica da fonti rinnovabili, ma non necessariamente devono essere vicini agli impianti di generazione. La creazione di una Comunità Energetica implica la formazione di un soggetto giuridico con partecipazione volontaria, la selezione dei membri, la localizzazione degli impianti e la gestione delle connessioni alla rete. L'ingresso successivo di nuovi membri è possibile, sempre rispettando le leggi vigenti.
I vantaggi di far parte di una Comunità Energetica
La scelta di dar vita o di aderire a una Comunità Energetica offre vantaggi economici, inclusi il risparmio sulla bolletta e agevolazioni fiscali. C'è poi il vantaggio finanziario di poter vendere l'energia prodotta in eccesso. Quando una Comunità produce più di quanto i suoi membri possano consumare, l'eccedenza può essere infatti immessa nella rete elettrica nazionale. Inoltre, queste comunità possono contribuire a combattere la 'povertà energetica', aiutando le famiglie più in difficoltà a ridurre le proprie spese energetiche. Ma oltre ai numeri, esistono benefici morali: produrre e consumare energia rinnovabile contribuisce a preservare l'ambiente e a ridurre l'inquinamento. In un mondo che ha sempre più bisogno di soluzioni sostenibili, le Comunità Energetiche sono quindi un piccolo passo nel cammino verso un futuro più verde e solidale per tutti.