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La classifica delle città più inquinate d'Italia


Legambiente ha stilato la classifica delle città più inquinate d'Italia. Al primo posto c'è Torino. Il capoluogo piemontese è la città dove si è sforato di più il limite delle polveri sottili, il cosiddetto PM10.Classifiche a parte, l'associazione avverte
pubblicato il 27/12/2023




 Domanda semplice: qual è la città più inquinata d'Italia? La risposta è, purtroppo, altrettanto semplice: Torino. Seguono Milano e Asti. Questo il podio della classifica stilata da Legambiente nel rapporto 'Mal'aria di città 2023: cambio di passo cercasi'. Nel dossier le città vengono classificate in base ai giorni di sforamento dei limiti giornalieri delle polveri sottili, il cosiddetto PM10. Prendendo in considerazione questo parametro è risultato che nel 2022 la città più inquinata d'Italia è stata Torino con 98 giorni di sformanento. Seguono Milano, 84 giorni e Asti con 79. Fuori dal podio ma comunque tra i gradini più alti della non certo lusinghiera classifica Modena (75), Padova e Venezia (70). I dati sono preoccupanti perché il numero di sforamenti tollerati sarebbe, almeno in linea teorica, di 35.

Fuori dal podio ma comunque tra i gradini più alti della non certo lusinghiera classifica Modena (75), Padova e Venezia (70). I dati sono preoccupanti perché il numero di sforamenti tollerati sarebbe, almeno in linea teorica, di 35. Questo vuol dire che Torino ha quasi triplicato gli sforamenti di polveri sottili tollerabili. Numeri che fanno riflettere soprattutto in vista dei nuovi limiti in arrivo nel 2030 quando secondo la futura direttiva sulla qualità dell'aria verrà dimezzata la quota tollerata di polveri sottili nell'aria: dagli attuali 40 µg/mc ai 20µg/mc. Con i nuovi parametri in arrivo, spiega Legambiente, solo 23 su 95 città (il 24% del totale) sarebbero dentro i paletti. Secondo l'associazione, 'la tendenza di decrescita dell'inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e a sanzioni'.

Cambiano i parametri, la situazione resta uguale

E la situazione non cambia anche se prendiamo in esame altri parametri. Anche prendendo in considerazione per esempio il PM2.5, termine con il quale si indicano altre polveri sottili, 71 città sulle 85 monitorate nel 2030 (quando il limite si abbasserà a 10 µg/mc contro i 25 µg/mc di oggi) sarebbero fuori legge. Situazione più o meno fuori controllo anche nella categoria 'biossido di Azoto'. Qui le città che nel 2030 (quando il limite sarà abbassato a 20 µg/mc) saranno fuori legge sono 57 su 94 con le situazioni più critiche a Milano (38 µg/mc), Torino (37 µg/mc), Palermo e Como (35 µg/mc) e Catania (34 µg/mc). Tutte città che nei prossimi anni dovranno ridurre, e non poco, il loro inquinamento per rientrare nei paletti. Rispettare i parametri che entreranno in vigore nel 2030 non sarà facile per le nostre città. Qualche esempio. Per il PM2.5 sono lontanissime dagli obiettivi futuri Monza (che dovrà ridurre le emissioni del 60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%). Per il PM10 Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) Per l’NO2, quindi il biossido di Azoto, le città più indietro sono ancora Milano (47%) e Torino (46%), seguite da Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova Trento e Bolzano (34%). E i numeri purtroppo non promettono bene per uno sperato calo futuro. Continuando con questo trend, infatti, Legambiente dice che ci vorrano 17 anni per rientrare nei parametri sui PM10 che entreranno in vigore nel 2030. Quindi queste città, andando avanti così, riusciranno a rispettare i parametri del 2030 solo nel... 2040. Queste classifiche dovrebbero far preccupare perché più inquinamento vuol dire più rischi per la salute e più mortalità. Già perché forse in molti sottovalutano ma di inquinamento, di aria inquinata, di smog, si muore. 'L'inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza', spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. 'In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l'Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da Pm2.5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente'.

Le possibili soluzioni

Quindi? Cosa fare? Legambiente nel suo dossier mette sul tavolo alcune proposte per velocizzare il trend. Prima di tutto: passare dalle ZTL, le Zone a Traffico Limitato alle ZEZ ovvero Zone a Emissione Zero. Creare una Low Emission Zone anche per il riscaldamento e creare più Comunità Energetiche Rinnovabili possibili. Come per molte cose quindi, anche in questo caso il rinnovabile è tra le soluzioni al problema. Terza possibile soluzione: migliorare e aumentare il trasporto pubblico, renderlo green e, soprattutto, renderlo il meno costoso possibile. Quarto punto: potenziare la cosiddetta Sharing Mobility. Non c'è più tempo, quindi, è ora di mettere in pratica queste soluzioni. O trovarne di migliori.



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